Shopping experience ed e-commerce in Italia

Come sta cambiando il rapporto tra shopping experience ed e-commerce in Italia?

Ci stiamo domandando come questo rapporto spesso competitivo tra shopping experience ed e-commerce sia evoluto e che direzione abbia preso come conseguenza all’emergenza covid 19

I dati dell’osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, descrivevano il trend degli acquisti online intorno al +15% da un anno con l’altro.

Da quel momento in cui l’epidemia è esplosa abbiamo assistito ad un’esplosione della domanda legata soprattutto ai beni di prima necessità.
Il conseguente lockdown ha cambiato completamente lo scenario, cogliendo in molti casi gli operatori impreparati.

L’ e-commerce sta vivendo un forte sviluppo se confrontato al canale tradizionale.

In Italia, il tasso di penetrazione dell’e-commerce (la percentuale di penetrazione delle vendite online rispetto a quelle tradizionali) si attesta ancora intorno ad un 7,3% (rispetto ad una Cina al 21%, al Regno Unito al 20% ed al 18% degli USA).
Tuttavia il nostro paese con una crescita del 15,6% ha fatto registrare una delle migliori performance a livello europeo.

Tutti segnali che quindi confermano la tendenza ad una maturazione del comparto e-commerce sia da un punto di vista numerico, quanto da quello della platea che vi accede per acquistare prodotti e servizi più o meno necessari.

Un’ indagine Nielsen sottolinea infatti che la platea degli e-shoppers italiani (intorno a 27,8 milioni di persone), non sono più solo i Millenials, ma anche e sempre più numerosi i loro stessi genitori.

Merito di questo sviluppo, oltre la caduta di alcune barriere culturali, anche il miglioramento della sicurezza nei pagamenti digitali e l’utilizzo sempre più diffuso dello smartphone.

Un dato interessante risulta poi essere l’aumento degli acquisti del settore dei prodotti rispetto a quello dei servizi (viaggi, assicurazioni etc.) a dimostrazione ulteriore della “maturazione” del comparto stesso.

Come sta cambiando allora l’ esperienza di acquisto nella distribuzione tradizionale nei confronti del canale online dell’ e-commerce ritenuto spesso un puro competitor?

In questo periodo risulta una sensazione di riscossa da parte dei piccoli esercizi:

con strumenti più semplici legati al mondo del digitale (Facebook e WhatsApp per esempio), hanno saputo intercettare soprattutto nell’alimentare, i consumatori che si sono trovati a subire lunghe attese nei confronti dei tradizionali supermercati bloccati per overbooking di ordini.

Grazie a questo i consumatori hanno potuto sperimentare piattaforme più piccole ed indipendenti scoprendo formule integrate e popolate di piccoli marchi.

La sfida futura sarà quella di testare la capacità di saper trattenere i nuovi utenti anche nel periodo post emergenza; il feedback però sembra già essere piuttosto positivo.

Sembra quindi che la distribuzione tradizionale sia entrata con una consapevolezza e fiducia maggiore nei propri mezzi:

Quale e’ la risposta più adeguata della shopping experience rispetto all’e-commerce?

La strada intrapresa è l’evoluzione dalla cosiddetta “Multicanalità” ad una logica “One Cannel”.
Essa prevede una fusione strategica tra vendite online ed offline dove il percorso di acquisto diventa pluri direzionale all’interno di touchpoint (punto di contatto) on e off line: 

Questo fenomeno descrive una vendita che viene finalizzata a prescindere da dove e quale sia stato il percorso di acquisto.

Sempre secondo Nielsen, i consumatori utilizzano in maniera indifferenziata i due canali: ci si reca nei negozi a guardare e poi a comprare online.
Viceversa ci si informa online dopodiché si procede con l’acquisto fisico in show room.

Il motivo comune che caratterizza un percorso di integrazione cosi’ funzionale e’ una “shopping experience” sempre più personalizzata ed efficace:
essa è spesso l’elemento che davvero fa la differenza nella conclusione di un processo di acquisto.

Il consumatore chiede di vivere un’esperienza di acquisto il più possibile personale e coinvolgente all’interno di tutti i canali. 

Ruolo del punto vendita è quello di trasformarsi sempre più in touch point (punto di contatto) dove vivere l’esperienza sia digitale che fisica. Questo implicherà una sempre maggiore integrazione di essi all’interno della strategia aziendale coordinata.

In conclusione, possiamo dire che l’evoluzione del rapporto tra shopping experience ed e-commerce è stato dettato inizialmente da tre fattori portanti:

1. la necessità e la paura che porta le persone a chiudersi

2. la maggior disponibilità di tempo per lo shopping esperienziale

3. il bisogno ancestrale dell’essere umano che mette al livello di “necessità” la compensazione e l’utilitarismo nelle proprie scelte.

Un nuovo patrimonio di informazioni relative alle abitudini di acquisto che diventa un opportunità unica per tutti quelli che operano già in questo mondo.
Ed ancor di più un nuova fonte di ispirazione per quelli che stanno valutando l’ingresso o si vogliono riposizionare.

Chi saprà coglierle e sfruttarle sarà avvantaggiato nella nuova sfida che ci troveremo ad affrontare.

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